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Arrivare in Myanmar, significa immergersi in un angolo d'Asia praticamente immutato dall'epoca delle colonie britanniche; le scarse condizioni igieniche, i sapori di un cibo tanto diverso dal nostro, gli odori così intensi delle strade possono rendere questa meta una sfida, almeno per chi come me non ha viaggiato poi molto, soprattutto in Oriente, ed è abituato a godere di ogni tipo di comodità...In questo paese che sembra dimenticato dal tempo, nonostante negli ultimi anni siano arrivati internet e televisori al plasma che troneggiano in fatiscenti "bar", si incontrano uomini che indossano il "longyi", l'indumento tradizionale simile ad una lunga gonna portato con orgoglio ancora da tutti, donne con il volto truccato dal "thanakha", una pasta ricavata dalla corteccia di un albero, giovani e anziani che masticano in continuazione il "betel", una bacca che rilascia un colore rosso sangue su denti e bocca.

men in "longyi"





woman at "Bogyoke Aung San Market" 
Dopo una breve tappa a Yangon, dove abbiamo visitato il "Bogyoke Aung San Market", una sorta di mercato coperto che espone tutto l'artigianato locale, dai bracciali, collane, anelli e buddha in giada, alle moltitudini di infradito, la calzatura più utilizzata, fino ad arrivare alle meravigliose stoffe in seta e cotone, ci siamo spostati a Bago, un piccolo paese a Nord della capitale, a bordo di un "caratteristico" bus locale; qui, accompagnati da due simpaticissimi "moto-taxi driver" abbiamo visitato la campagna circostante, diversi templi e stupa e visto da vicino la vita degli abitanti delle zone rurali.
Dopo un paio di giorni, un viaggio notturno di circa dieci ore in autobus ci ha portati a Mandalay, la capitale culturale del Myanmar; nelle nostre tre giornate di sosta, questa città così polverosa e trafficata nel centro ci ha regalato nei suoi immediati dintorni viste impagabili dall'alto della sua famosa "Mandalay Hill", conversazioni con monaci ansiosi di parlare in inglese, templi e pagode di ineguagliabile bellezza, le antiche città imperiali, Amarapura e Sagaing, con i loro tesori, un assaggio di un modo di vivere ormai per noi quasi dimenticato come nel piccolo paese di Ingwa, da visitare a bordo di un carretto trainato da un cavallo, un tramonto mozzafiato ai piedi del ponte in teak più lungo del mondo lo "U Bein's Bridge".
Mentre scrivo, ci stiamo dirigendo verso Bagan a bordo di una nave veloce (ci vorranno comunque circa undici ore di navigazione); nonostante una nottata difficile a causa di piccoli (e direi normali) problemi di stomaco, basta un sorriso da parte di un locale per farti tornare la voglia di proseguire il viaggio; sono sempre più convinta che oltre alla bellezza dei paesaggi e dei monumenti, la vera forza di questo paese risieda nel suo popolo, così diverso da chi lo governa ....gentili, attenti, spiritosi, curiosi, i birmani, dopo decenni di repressione purtroppo non ancora del tutto finita, vogliono avere un ruolo nel mondo e conoscere il nostro e hanno indubbiamente la grande capacità di riempirti il cuore.



"Bogyoke Aung San Market" in Yangon

Pagoda around Bago

Monks vests in Bago countryside
Mandalay
Royal Palace in Mandalay


Temple around Mandalay
Stupa around Mandalay
Saigang
Mandalay Hill
Sunset from Mandalay Hill

Sunset at "U Bein's Bridge", copyright 2kphotos.com
Ingwa
Going around Ingwa
me in "longyi"


More photos on my Instagram here.



2 commenti

  1. Anonimo21.2.13

    bellissime foto e con quello che hai scritto...mi sembra un pò di essere lì con voi :-)
    Francesca

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    Risposte
    1. Grazie mille Franci, baci dal Myanmar!

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